BeaCafé 116. Umanamente parlando

Metafore, ingegneria genetica e bioetica

19:30

Le nuove tecnologie biologiche stanno rendendo più sfumati i confini tra moralità e arbitrio. Scelte che mettono pesantemente in gioco la nostra coscienza stanno sempre più spesso uscendo dai laboratori per entrare prepotentemente nelle nostre vite. Ecco perché non si può più liquidare questi argomenti con un'alzata di spalle, pensando che sono cose tecniche che riguardano qualche centinaio di scienziati, più o meno pazzi. Riguardano tutti noi, nella nostra vita di tutti i giorni: fecondazioni eterologhe, embrioni di tre o più genitori, clonazione di organi o di interi esseri viventi eccetera. Quali sono i limiti dell'intervento umano? Fin dove ci si può spingere senza trasformarsi in altrettanti Frankenstein? Stiamo costruendo una nuova Torre di Babele? È evidente che serve un criterio per orientarsi in questa materia e Luigi Gallo, filosofo e medico, cerca di farlo nel suo libro "Metafore per restare umani". Sviluppando l'intuizione di Wittgenstein che diceva “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, l'autore propone di utilizzare un criterio di tipo linguistico, per orientarsi tra le metafore meccaniciste, che vendono gli esseri viventi come una somma di componenti che si possono manipolare fin dove la scienza ce lo consente, e quelle organiciste, che pongono dei limiti morali a intervenire su qualunque essere, umano o meno. Cercheranno di mettere un po' d'ordine in questo mare magnum oltre a Gallo, il critico letterario e scrittore Filippo La Porta e la filosofa e specialista di temi bioetici Antonella Ficorilli. Perché prima di ottenere le risposte bisogna imparare a fare lo domande giuste.