BeaCafé 96 - Dillo con parole tue

La traduzione letteraria tra arte e diritto

19:30

In un mondo ideale ci saremmo letti i Karamazov in russo, la Montagna incantata in tedesco, Le illusioni perdute in francese e il Circolo Pickwick in inglese. Giusto per citare solo qualche titolo di quelli che, più o meno, abbiamo letto (o fatto finta di aver letto) tutti quanti. Sfortunatamente, però, di lingue straniere ne mastichiamo una (di solito l'inglese) e se proprio ci è andata di lusso, un paio. E magari non le maneggiamo proprio dinsinvoltamente (disinvoltly? Mah!). Così ci tocca ricorrere ai traduttori, che si sono presi la briga di renderci comprensibili oscuri idiomi. Certo, non è come leggere l'originale, ma non è detto che sia un male. Marcello Marchesi, un'immensa intelligenza di casa nostra, ora poco nota ai men che cinquantenni, diceva con la sua consueta genialità: "Non sono un cattivo scrittore, ma credo di perdere molto a non essere tradotto."
Il traduttore è quell'anello di congiunzione tra l'opera d'arte e una gran parte dei suoi fruitori, eppure è una delle figure peggio trattate dell'industria culturale. Pagati da fame, semisconosciuti, sempre minacciati dalle angherie degli editori e sempre costretti a vegliare come falchetti per vedere riconosciuti i diritti della loro difficile e bistrattata professione. Tanto si trova sempre qualcuno che chiede la metà per lo stesso lavoro; certo, magari non sarà bravo come Vittorini, ma tanto chi se ne accorge?
Questa sera al BeaCafé si parla della traduzione letteraria dal punto di vista tecnico, artistico e giuridico. Lo faremo insieme a un parterre ad ampio spettro che include traduttori importanti, come Bruno Berni, Elisa Comito, Daniele Petruccioli e avvocati specializzati nella tutela dei diritti d'autore come Federico Mastrolilli e Claudia Roggero. L'obiettivo è capire un po' meglio quanta parte del nostro immaginario dipenda dalle scelte di professionisti che cercano di dire quasi la stessa cosa e perché, nonostante numerosi sforzi (già negli anni Cinquanta erano nati i primi programmi di traduzione automatica, solo che scrivevano cose come: "Il fantasma è veloce ma la bistecca è tenera") non si possa prescindere dalla loro professionalità. Nonostante i molti passi avanti dei software di traduzione, non siamo ancora riusciti a trovare quello che renda con le giuste intenzioni "Longtemps je me suis couché de bonne heure" con quel che segue. Ecco perché non dovete mancare al BeaCafé. Ah, giusto per i più ossessivi: quella cosa del fantasma e della bistecca era la traduzione di lo spirito è forte ma la carne è debole.